A Belluno i sacchetti “bio” venduti dai supermercati per l’acquisto di frutta e verdura sono utilizzabili per il conferimento al servizio rifiuti dell’umido domestico.
«Subito dopo la loro introduzione, – spiega l’assessore alle politiche ambientali, Stefania Ganz – Bellunum ha avviato controlli nei supermercati cittadini, verificando il tipo di materiale utilizzato. In tutti i casi, si tratta di sacchetti biodegradabili e compostabili, quindi possono essere utilizzati per conferire il rifiuto umido e per il compostaggio».
Una verifica doverosa, visto che una vicina Provincia autonoma nei giorni scorsi ha vietato l’uso di questi sacchetti per la raccolta differenziata dell’organico per i “tempi di abbattimento inadeguati agli impianti di compostaggio e fermentazione in uso in provincia”.
«Qui, i sacchetti per la frutta e verdura non comportano un problema. – conclude Ganz – Altro discorso vale invece per le “shopper”, le borse che troviamo alle casse dei supermercati: alcune sono solo biodegradabili, quindi non compatibili con la trasformazione dei rifiuti organici. Il consiglio, in questo caso, è di riutilizzarle più volte per gli acquisti e di servirsene poi per il residuo secco».
… ANCORA SUI SACCHETTI “BIO” PER CONFERIRE IL RIFIUTO UMIDO-ORGANICO
Con l’obbligo di introduzione dal 1 gennaio 2018 dei sacchetti compostabili nei reparti ortofrutta dei supermercati, sono stati sollevati dubbi e perplessità da parte degli utenti in merito alla possibilità di un loro riutilizzo nella gestione dei rifiuti domestici. A tale proposito si rende dunque necessario fare un po’ di chiarezza; per questo riportiamo di seguito le linee guida diramate dal CIC – Consorzio Italiano Compostatori.
I nuovi sacchetti ortofrutta sono compatibili con i processi di lavorazione della stragrande maggioranza degli impianti operanti sul nostro Paese, pertanto possono essere utilizzati per la raccolta ed il conferimento del rifiuto umido organico domestico. Anche i sacchetti danneggiati o strappati possono essere conferiti insieme all’umido, in quanto soggetti a decomposizione, al pari del rifiuto organico. Per essere certi che il sacchetto sia a norma di legge, è necessario verificare che sullo stesso sia riportata la dicitura “biodegradabile e compostabile”, in base allo standard europeo EN 13432:2002, e la certificazione di compostabilità.
L’unica criticità è costituita dalle etichette adesive: attualmente è allo studio un sistema per renderle compostabili; sino a quel momento l’ideale sarebbe che venissero tolte prima di conferire il sacchetto. Essendo questa un’operazione piuttosto difficoltosa, un efficace accorgimento può essere l’applicazione delle stesse sul manico cosicché la rimozione non danneggi la busta rendendola inutilizzabile.
E’ importante comprendere come l’utilizzo di sacchetti in plastica tradizionale per la raccolta della frazione umida sia assolutamente da evitare, perché il processo necessario per la separazione richiede interventi di selezione estremamente impegnativi e costosi, con ripercussioni negative su tutta la filiera.
Il CIC ricorda che la raccolta differenziata dell’umido organico nasce in Italia nei primi anni ’90; da quel momento in poi gli indici di recupero di materia dai rifiuti urbani sono aumentati in maniera progressiva e costante portando il nostro Paese fra i primi posti a livello sia europeo sia mondiale. Si confida quindi in un sempre maggiore impegno in questo senso da parte dei cittadini, che si tradurrà in sicuro beneficio tanto dell’ambiente quanto delle loro tasche.